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Tra i tesori che la Toscana regala al mondo vi è senza dubbio il suo territorio, da sempre votato alla produzione di grandi vini tra cui primeggia per tradizione, notorietà e livello qualitativo il Chianti Classico. Il territorio del Chianti comprende
Tra i tesori che la Toscana regala al mondo vi è senza dubbio il suo territorio, da sempre votato alla produzione di grandi vini tra cui primeggia per tradizione, notorietà e livello qualitativo il Chianti Classico. Il territorio del Chianti comprende nelle sue terre i comuni di Castellina, Gaiole, Greve e Radda in Chianti per intero ed, in parte, quelli di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa. In tutto 70.000 ettari. I confini del territorio di produzione del vino Chianti Classico sono rimasti invariati rispetto a quanto definito nel decreto ministeriale del luglio 1932. Il Chianti Classico è un vero e proprio vino di territorio. Da nessun altra parte al mondo potrebbe nascere con le caratteristiche che lo distinguono nei mercati di tutto il mondo, proprio perché il suo vitigno principale, il Sangiovese, nel Chianti trova la sua naturale consacrazione. Vitigno a bacca rossa originario dell’Italia centrale, il Sangiovese dà vita a vini dal colore rosso rubino che con l’invecchiamento tende al granato, dal profumo di spezie e piccoli frutti di bosco, dalla buona struttura, eleganti, rotondi, vellutati.
Per poter acquisire la denominazione di Chianti Classico, quindi, non è sufficiente che il vino sia prodotto nella regione del Chianti. Deve anche rispettare una serie di regole previste dal disciplinare di produzione, prima fra tutte proprio la particolare base ampelografia, che prevede la presenza del Sangiovese in una percentuale che va da un minimo di 80 alla realizzazione “in purezza”. Oltre al Sangiovese possono essere presenti fino a un massimo del 20% altre uve a bacca rossa autorizzate e/o raccomandate, autoctone come il Canaiolo e il Colorino o internazionali (Cabernet Sauvignon, Merlot etc.).
A partire dalla vendemmia 2006 non possono più essere utilizzate le due uve a bacca bianca, il Trebbiano e la Malvasia, il cui impiego era precedentemente consentito fino a un massimo del 6%.